lunedì 6 ottobre 2008

Tchau Brasil !

Io non lo so se è così in tutti gli aeroporti del mondo . Voglio dire , gli aeroporti sono tutti uguali . Ma in Brasile , mentre stiamo seduti lì ad aspettare che chiamino il volo , c’ è sempre qualcuno che piange . Che piange perchè torna o perchè se ne va . Perché , che parta o che torni , lascia qualcuno o qualcosa laggiù . E lasciare qualcuno o qualcosa in Brasile , credetemi , non è facile .
Ci sono gli italiani abbronzati e con la maglia di Ronaldinho o con scritto Salvador o Rio o Fernando de Noronha . L’ultima maglia comoda prima di tornare nei vestiti da città , nelle giacche e le cravatte , nei vestiti da lavoro . Ci sono donne con i bambini e ragazze con i tacchi alti . Coppie di italiani in vacanza , lei che si è fatta le treccine e le unghie con disegnate le palme e lui che manda i messaggi agli amici per sapere cosa ha fatto la Roma . Ci sono ragazze da sole già con i cappotti , che l’estate l’hanno lasciata al check in . Turisti brasiliani , uomini in giacca e cravatta , qualcuno con la chitarra e il cappello da artista . C’ è tanta gente insomma . E c’ è sempre qualcuno che piange .
Qualche volta vorrei andare là e chiedere “Perché piangi?” . Vorrei scrivere un libro su quelli che piangono partendo dal Brasile . Sono sicuro che verrebbero fuori un sacco di storie interessanti .
Magari prima o poi lo farò . Poi scriverò un libro su quelli che piangono mentre l’aereo decolla . Quelli piangono ancora più forte .
Sono partito anche io . C’era una donna seduta accanto a me in aereo . Quando ci siamo alzati dalla pista lei guardava fuori dal finestrino e gli è scesa una lacrima . Mi ha visto che la guardavo nel riflesso , si è girata verso di me e mi ha detto con un mezzo sorriso “Ja estou com saudade” (già sento nostalgia) .
Credetemi , in quel momento , l’avrei capita anche senza parlare portoghese .